La crisi da Covid accelererà la transizione di tutta la meccanica verso la meccatronica. Ne è convinto Riccardo Vincenti, Consigliere Delegato di KSB Italia S.p.A., branch domestica dell’omonima multinazionale tedesca attiva nella produzione di valvole, pompe e sistemi per il trasporto di qualsiasi tipologia di fluido.

La customizzazione è la caratteristica dello stabilimento KSB ITALIA di Concorezzo (MB), che nel 2019 ha fatturato 76 milioni di euro e che è la sede italiana di KSB Group: sulle linee brianzole non si fa produzione, ma rilavorazioni e test. Arrivano i prodotti standard dalle fabbriche di tutto il mondo e vengono adattati in base alla domanda specifica del singolo cliente. Qualcosa che proprio l’elettronica ha abilitato negli anni. «Essere meccatronici oggi è il prerequisito per essere competitivi. Ancora di più lo è e lo sarà nell’epoca post Covid-19: il mix tra meccanica e digitalizzazione, e l’automazione che ne consegue, è vincente sia in officina sia nei prodotti ed è persino difficile oggi immaginare l’esistenza di una fabbrica del nostro settore senza questa caratteristica», dice Riccardo Vincenti, Consigliere Delegato della società. Per KSB la trasformazione meccatronica dell’officina si è sostanziata essenzialmente nella digitalizzazione dei banchi prova, avviata nel 2018. «L’operazione è avvenuta sia sui banchi prova delle pompe, che sono cinque oltre a quello per i prodotti sommersi, sia delle valvole, di cui facciamo un uso quotidiano. I vantaggi sono stati innumerevoli. Innanzitutto essi sono stati interconnessi e dialogano dirittamente con il nostro sistema informatico. Il software ci permette di avere dei report realistici e affidabili senza dover andare sul campo. Grazie alla digitalizzazione è possibile saper in tempo reale se un prodotto, valvola o pompa, è adatto all’uso che a cui sono destinati. Ciò significa che alla fine del collaudo i risultati, con le caratteristiche e le performance, sono immediatamente disponibili e inviati. Il cliente che prima doveva presenziare oggi può assistere dalla sua postazione vedendo le prestazioni dal suo monitor», dice Vincenti.

KSB GUARD.

Il valore della meccatronica

Un esempio di questa filosofia di produzione è rappresentata da una delle ultime soluzioni tecnologiche uscite da KSB Group: si chiama KSB GUARD ed è un sistema di monitoraggio intelligente delle pompe che comprende oltre ai sensori fisici installati sulla macchina, un’applicazione cloud che permette di tenere costantemente sotto controllo le prestazioni e lo stato delle pompe da remoto. Il progetto pilota è stato condotto in Italia presso la fabbrica Piaggio di Pontedera, che ha interessato alcune delle pompe a servizio dell’impianto di verniciatura. «Questa soluzione basata sul cloud controlla tutte le pompe ad esso connesse e avvisa immediatamente di eventuali irregolarità o anomalie. In questo modo è possibile identificare velocemente e anche prevenire eventuali guasti, riducendo i costi operativi e, così facendo, mantenere un solido database per l’ottimizzazione dell’impianto. Oltre ai dati aggiornati sullo stato e sui trend registrati, si possono richiamare anche altre informazioni sulla pompa, ad esempio le istruzioni di funzionamento o un disegno esploso. In questo modo, l’utente può disporre immediatamente di una panoramica generale sullo stato tecnico-operativo delle sue pompe. Anche in caso di manutenzione, l’utente ha subito a portata di mano tutti i dati necessari. Se la velocità media di vibrazione e/o la temperatura superano i valori limite predefiniti o configurati dall’utente, il sistema emette messaggi di avvertenza o di allarme, che possono essere recapitati all’utente via e-mail o come notifiche push, così da consentirgli di reagire tempestivamente alle emergenze», spiega Vincenti.

 

Una soluzione digitale by KSB.

Il valore di prodotti come questo sono stati più evidenti proprio nell’era del distanziamento sociale. Non è un caso allora che nel periodo di lockdown non solo i progetti di KSB Italia non si siano interrotti ma anzi l’azienda abbia spinto ancora di più l’acceleratore sull’export soprattutto in Asia e Cina. «Avevamo già iniziato a investire e a seminare nel Sud-Est asiatico. Così nel pieno della crisi, a metà marzo, abbiamo chiuso un ordine di 800mila euro in Thailandia lavorando tutti da casa. Ci occuperemo di fornire soluzioni alle società municipalizzate della città di Bangkok».

Un successo che rischia di far impallidire le attività per cui in passato l’azienda è assurta agli onori delle cronache. Come aver partecipato al recupero della nave da crociera Costa Concordia, naufragata di fronte all’isola del Giglio, grazie all’istallazione di valvole progettate e testate in Italia, sui lati dei 30 cassoni, che hanno fatto da galleggianti. O aver fornito i suoi prodotti per il Bosco Verticale, per il Teatro alla Scala e per il Grattacielo Unicredit. Questi sono solo dettagli glamour dietro cui c’è un gruppo che è presente in Brianza dal 1925, conta circa 260 dipendenti e ha chiuso il 2019 a 76 milioni di euro di fatturato, rispettando la guidance e con una crescita rilevante rispetto ai 67 milioni del 2018. Anche l’utile anti-imposte è cresciuto da 3,6 a 5,1 milioni di euro. Il piano industriale prevedeva per 2020 un aumento del 5% a 79 milioni, ma la pandemia oggi ha ridotto le stime del 10% da quel valore. Nulla di drammatico in ogni caso.

Assemblaggio di Etabloc.

Perché la pandemia non ha fatto male a KSB Italia (ma è diventata opportunità)

«La nostra attitudine digitale ci ha consentito di fronteggiare il Covid senza esitazioni e di prendere misure drastiche prime del lockdown», dice Vincenti. «L’ultimo weekend di febbraio abbiamo fatto un comitato di emergenza e abbiamo deciso che il lunedì successivo tutti i dipendenti non operativi, circa 130 persone, sarebbero ripartiti in smart working. Quando a fine marzo c’è stato la vera chiusura, noi abbiamo continuato a operare a supporto delle filiere essenziali: di fatto solo il mese di aprile è stato a scartamento ridotto e a maggio siamo tornati a regime e a giugno siamo partiti in maniera brillante», racconta Vincenti che individua proprio nella meccatronica uno dei fattori vincenti.

Anche far parte di una multinazionale come KSB Group ha rappresentato un elemento di difesa: fondato nel 1871 il colosso tedesco ha registrato un fatturato 2019 di 2,4 miliardi di euro e un utile pari al 4% (110 milioni di euro). Nel mondo, il Gruppo è presente con 30 sedi produttive in 19 Paesi, 90 sedi, 160 centri service e circa 15.600 dipendenti.

I prodotti sono destinati trasversalmente a tutti i settori, ma l’industria è il più rilevante, seguono building, oil & gas, energia (che però in Italia si sta riducendo), minerario (non in Italia) e trattamento delle acque.

Avere clienti così diversificati è un ulteriore elemento difensivo del business. E l’ultimo sta nella natura della stessa attività. «Ciò che ci differenzia dai competitor è l’abilità nel trovare una risposta per quasi tutti i fluidi e per tutte le applicazioni: gestiamo temperature e pressioni estreme, i nostri prodotti vengono utilizzati anche per il trattamento di materiali aggressivi, esplosivi e tossici con un sistema di sicurezza apposito. Progettiamo pompe speciali adatte per il trasporto di sabbia e pietre. Il tutto sempre nell’ottica di dare vita a oggetti duratori e per quanto possibile a risparmi di energia», dice Vincenti.

KSB. Fase del montaggio di una pompa.

La sede di Concorezzo

L’azienda è presente sul territorio nazionale con cinque Centri Service, 53 agenzie di vendita dislocate in tutte le regioni italiane e una fitta rete di Centri Assistenza Tecnica (CAT) per i prodotti standard soprattutto del settore civile. Ma è la sede di Concorezzo a rappresentare il fiore all’occhiello della produzione italiana, che la differenzia da tutte le altre mondiali. Fino al 2004 era una fabbrica come le altre: realizzava una produzione completa dalla fusione dell’acciaio alla vendita, secondo un ciclo continuo e secondo una logica di prossimità geografica. Poi il gruppo KSB ha scelto di accentrare la produzione europea in Germania, ma ha scelto di tenere il know how italiano riconvertendo il vecchio stabilimento di Concorezzo. «Svolgiamo l’attività di customizzazione e assemblaggio di pompe e valvole, secondo il concetto tipicamente italiano della sartoria industriale», dice Vincenti. «Riceviamo il prodotto ad asse nudo, come si dice in gergo, ovvero grezzo e lo ingegnerizziamo, unici del gruppo ad avere questa capacità, pur non essendo un vero e proprio sito produttivo. Questo ci dà flessibilità: può capitare, per esempio, che la pompa standard dia una curva di portata o prevalenza (i principali parametri che ne definiscono le performance) che non soddisfa il cliente. Con il nostro metodo di lavoro, rilavoriamo il prodotto personalizzandolo alle esigenze del cliente in tempi veloci rispetto a quello che potrebbe fare chi produce secondo logiche di serie e con un costo molto ragionevole. Abbiamo la possibilità di effettuate i test presso la sede di Concorezzo (MB) presenziati con clienti o Enti di certificazione, qualcosa che ci dà una sorta di passaporto di sito produttivo», conclude il Consigliere Delegato.