Con una indagine che ha coinvolto 760 aziende in tutta Europa, situate in 16 Paesi e appartenenti a 20 rilevanti settori di attività, Deloitte – azienda di servizi di consulenza e revisione – ha sondato la “temperatura” sui temi dell’innovazione e su come le tecnologie digitali possano valorizzare l’innovazione in chiave strategica.

L’indagine ha rivelato che l’innovazione in Europa è più viva che mai. A testimoniarlo sia il numero di brevetti registrati nel 2017 dall’Ufficio Brevetti Europeo (105.635, il doppio rispetto a dieci anni fa) – permettendo all’Europa la leadership dell’innovazione per sette su dieci categorie principali individuate nelle registrazioni di nuovi brevetti, pur arrendendosi  a Stati Uniti e Asia nella corsa in ambiti chiave quali la tecnologia informatica e la comunicazione digitale-,  sia il fronte degli investimenti: l’88% delle aziende europee prevede di aumentare gli investimenti in innovazione.

Gli investimenti? Robot e AI avanti tutta
Attualmente, gli investimenti in analisi dei dati (69%) e cloud computing (62%) sono già avanzati, ma Deloitte è convinta che nei prossimi anni le aziende traguarderanno anche all’intelligenza artificiale (43%) – Deloitte prevede che l’AI gioverà a due imprese su tre nel settore assicurativo e una su due nei settori di prodotti e servizi industriali, retail e tecnologia – e alla robotica, con le aziende di prodotti e servizi industriali (52%) come anche le imprese retail (50%) e tecnologiche (38%) investiranno ingenti capitali nella blockchain, mentre l’automazione robotica dei processi attrarrà il 36% degli investimenti e sarà importante sia per il settore bancario (45%) sia per quello della salute (50%).

L’innovazione chiede uomini e donne al lavoro
Le domande circa la perdita di posti di lavoro trascinata dall’innovazione, trova una risposta nell’indagine Deloitte: il 41% delle imprese intervistate prevede un aumento dell’organico a tempo pieno e il 29% ritiene rimarrà invariato. I Paesi più ottimisti sono Italia e Regno Unito: il 60% delle realtà italiane e il 58% delle inglesi immaginano un incremento delle risorse umane impiegate in azienda.

A fare da ostacolo, semmai è la resistenza culturale: per il 34% delle aziende intervistate è qui il principale ostacolo alla promozione dell’innovazione; ostacolo particolarmente sentito in settori quali l’assicurativo (39%), il bancario e finanziario (36%), l’automotive (29%). In Italia, poi, c’è un altro vulnus, il 32% delle aziende italiane evidenzia la difficoltà di accesso a personale con competenze tecniche utili a innovare, dato da leggere anche alla luce di quel 22% di aziende che avverte la mancanza di sostegno da parte del governo.

Ostacoli da superare
Oltre alla resistenza al cambiamento, le sfide all’innovazione includono il tema della sicurezza dei dati (30%), ma anche la mancanza di competenze tecniche e di fornitori in grado di implementare soluzioni tecnologiche avanzate.